Altre consimili furono poi publicate d'ordine del governatore e del senato.
In mezzo alle suspicioni, ai furori, alle accuse avventate e crudeli, in mezzo pure alla licenza che né le sventure, né le ire avevano frenata, sorse una smania generale di placare la collera di Dio con una processione publica nella quale si portasse per la città il corpo di San Carlo. Il Vicario e i Dodici di Provvisione, i sessanta decurioni fecero di ciò richiesta al Cardinale Federigo; il quale ricusò da prima, adducendo motivi, che da un tal labbro pare che dovessero portare la persuasione; ma talvolta la ragionevolezza, o l'opportunità delle parole toglie ogni forza anche alla autorità. Allegava l'uomo savio che il popolo aspettava da quella supplicazione solenne la liberazione dalla peste, non con una speranza condizionata e rassegnata, ma con una certezza superstiziosa; e che a questa, quando fosse delusa, succederebbe una incredulità egualmente superstiziosa, una indegnazione empia. Un altro motivo da lui addotto era anche conforme ai più cari pregiudizj del publico: e pur non valse. «Una tale ragunata di popolo», diceva egli, «potrà essere una troppo comoda occasione per questi untori, quando sia pur vero che ve n'abbia». Giacché Federigo, quantunque fosse lontano dall'ammettere tutte le ragioni che persuadevano su quel punto la maggior parte dei suoi contemporanei, quantunque anche in iscritto abbia mostrato la frivolezza, e l'illusione di alcune, e segnate le cagioni e i modi dell'errore, pure sbalordito da tante grida, sopraffatto da tante testimonianze non ebbe il coraggio di pensare che il delitto era tutto immaginario: e con tutta la nostra riverente propensione per quell'uomo, non possiamo dargli una tal lode, che pur fu meritata da alcuni suoi contemporanei, dei quali non già i nomi, ma una memoria confusa ci è stata conservata dagli scrittori.
| |
Dio San Carlo Vicario Dodici Provvisione Cardinale Federigo Federigo
|