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      Tutta la via era adombrata da una striscia perpetua di tele, sostenuta da pali e da correnti composti come a pergolato; i pali rivestiti di rami frondosi tagliati di fresco; e tra gl'intervalli, drappelloni di varie stoffe rannodati e pendenti; le pareti tutte coperte di tappeti, di strati, di quadri; i davanzali delle finestre ornati di fiori o a mazzi, o vegetanti nei vasi, e di arredi antichi, o preziosi, e da per tutto ceri ardenti che restituivano la luce esclusa da quei folti adornamenti. Fra tanta pompa si vedevano alle finestre molti di quei poveri sequestrati, alcuni scarnati, e coi segni della morte in volto, tendere a stento le braccia supplichevoli all'arca che passava. Da quelle case usciva un ronzio di voci che accompagnavano gli inni dei passeggeri; e di tratto in tratto un risalto di gemiti, uno sclamar di preghiere che terminavano in singhiozzi ed in guaj. Nč alle finestre soltanto, ma sui tetti delle case vicine e soprastanti si vedevano di quegli spettatori ai quali non era stato concesso di mescersi alla supplicazione comune; e sur alcuni tetti si distinguevano all'abito drappelli di monache ivi tirate dalla curiositą e dalla divozione. Gli altri quartieri della cittą deserti, muti, se non dove giungeva a poco a poco il mormorio della processione che passava non lontano, e pure a poco a poco diveniva pił fievole, e moriva. Quegli abitanti tendevano l'orecchio appoggiati alle finestre, o sollevati sul letto mortale; per distinguere il suono della preghiera nella quale erano ricordati anch'essi, quasi per udire in quel muto abbandono un romore che gli assicurasse che altri pure viveva e si moveva in quella cittą di cui non vedevano che la solitudine.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802