Ma un destino più maturo della vecchiezza, più sollecito della peste, il furore degli uomini gli stava sopra. Stanco egli volle sedersi; e prima con la cappa spolverò alquanto la panca. «Il vecchio unge le panche!» gridarono alcune donne che videro quell'atto. Il vecchio! e a quel nome che richiama pensieri di compassione e di riverenza, il sospetto in quel momento non lasciò associare altre idee che di una più fredda malizia, d'una perversità incallita. Il grido passò di bocca in bocca; tutti si levarono; una turba fu addosso al vecchio. Lo presero, gli stracciarono i capegli bianchi, gli acciaccarono di pugni il volto e le membra: avrebbero ficcati i pugnali in quel corpo quasi esanime; se un furore più pensato non gli avesse consigliati di serbarlo alle carceri, ai giudici, alle torture. «Io lo vidi, così strascinato», dice il Ripamonti, «né altro seppi della fine; ma stimo ch'egli sia tosto morto dagli strazj. E alcuni» aggiunge questo scrittore, «che mossi a pietà di così indegno caso, chiesero contezza dell'essere di quello sventurato, riseppero che egli era un uomo dabbene».
I magistrati, i quali avrebbero dovuto reprimere e punire quell'iniquo furore, lo imitarono e lo sorpassarono con giudizj motivati e ponderati al pari di quei popolari che abbiam riferiti, con carnificine più lente, più studiate, più infernali. Passare questi giudizj sotto silenzio sarebbe ommettere una parte troppo essenziale della storia di quel tempo disastroso; il raccontarli ci condurrebbe o ci trarrebbe troppo fuori del nostro sentiero.
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Ripamonti
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