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      Si fermò egli presso all'uscio, guatò attentamente il padrone, e il sospetto divenne certezza.
      «Griso», disse Don Rodrigo sollevandosi, «tu sei sempre stato il mio fido».
      «Signor sì», rispose il Griso, col laconismo, e col tuono ambiguo del tristo che dal preambolo s'accorge che l'uomo avvezzo a proteggerlo, gli vuol domandare protezione, e fargli far qualche cosa per riconoscenza.
      «Sto male, Griso».
      «Me ne accorgo, Signore».
      «Se guarisco, ti farò star meglio che tu non sia mai stato».
      Il Griso non rispose nulla, ed aspettò che Don Rodrigo continuasse.
      «Non voglio fidarmi d'altri che di te. Fammi una carità, Griso».
      Erano forse anni che Don Rodrigo non aveva proferita questa parola.
      «Vediamo», disse il Griso.
      «Sai tu dove abita il Chiodo, chirurgo?»
      «Lo so benissimo».
      «È un galantuomo, che se è ben pagato, tien segreti gli ammalati. Vallo a cercare; digli che lo pagherò bene, meglio di chi che sia, quanto vorrà, e fammelo venir qui segretamente, che nessuno se ne avvegga».
      «Ben pensato», disse il Griso: «vado e torno».
      «Senti, Griso, dammi prima un bicchier d'acqua: mi sento arso che non ne posso più».
      «No, signore», disse il Griso: «niente senza il parere del medico; non c'è tempo da perdere: stia quieto, aspetti un momento, son qui col Chiodo».
      Così dicendo, tolse la chiave dalla toppa, uscì, chiuse Don Rodrigo in istanza e se ne andò.
      Don Rodrigo rimase in una agitata aspettazione, in una incertezza sospettosa, e iraconda, col terrore crescente.
      L'abbominevole Griso aveva già fatto nella notte i suoi conti pel caso che ora si era avverato.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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