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      Fermo, del quale intendiamo parlare, aveva campucchiato quell'anno della carestia, parte col suo lavoro, parte coi soccorsi di quel suo buon parente; alla fine per non essergli troppo a carico, intaccò i cento scudi di Lucia, ma col proposito di restituire, se mai Lucia non fosse più quella per lui. Il passaggio della soldatesca interruppe quelle scarse, e imbrogliate comunicazioni di pensieri e di notizie che passavano tra lui ed Agnese. Dietro la soldatesca venne la peste, ai primi avvisi della quale i magistrati di Bergamo interdissero il commercio col territorio milanese finittimo, mandarono commissarj ad invigilare al confine, fecero por guardie e cancelli. Pure, come era accaduto nel milanese, la disobbedienza fu più attenta, più destra, più ingegnosa che la vigilanza; gli abitanti del confine bergamasco non credevano né pur essi molto alla peste, e trattavano di soppiatto coi loro vicini: e con molta fatica e con molto pericolo ottennero di potere avere anch'essi la peste in casa. Entrata che fu, invase poco a poco il contado, poi i sobborghi di Bergamo, poi la città. La peste di Bergamo, e nei modi con cui si propagò, e in tutti i suoi accidenti, presenta molti tratti di somiglianza notabile con quella del Milanese. Come in questo paese, così nel bergamasco, dopo scoverta la peste si trovò ch'ella si sarebbe dovuta prevedere per evidenti segni astrologici, e per inauditi portenti; v'ebbe pure la incredulità di molti abitanti, e la negligenza delle precauzioni, v'ebbero i dispareri fra i medici, l'inesecuzione degli ordini, e il rilasciamento nei magistrati stessi, nato da una falsa fiducia che il male fosse cessato.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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