Se due amici s'incontravano a caso, il saluto era uno stringersi nelle spalle, un alzar delle mani, un sospiro, una occhiata quasi di maraviglia, che voleva dire: - voi siete ancor vivo! - ogni altra più intima accoglienza era dismessa, e in due mesi non accadde forse mai che due mani si stringessero ad espressione di amicizia. I medici, i chirurghi si distinguevano per un capuccio che portavano come da disciplinati, per calarlo sul volto quando s'appressassero ad un infermo, avevano guanti alle mani per preservarle nel toccare dei polsi, nel medicare; e sospeso a cintola un fiaschetto d'aceto per lavarsi ad ogni visita, e per lavare i danari che erano loro dati in mercede, e che molti con crudele avarizia imponevano esorbitante, non volendo toccare un polso a meno d'uno zecchino. Su quelle poche facce che si vedevano in volta era per lo più scolpito, compenetrato, e come divenuto fisonomia, l'accoramento, lo stupore, la sfidanza; le forme irrigidite, e come stagnanti in una trista quiete; e gli sguardi non avevano vita che dal terrore e dal sospetto. Pochissimi però fra quei pochi andavano con passo più alacre, e mostravano una fronte men costernata: erano i guariti dalla peste; altri che portavano al collo o amuleti dai quali speravano d'esser preservati, o una boccetta di vetro con entro argento vivo, persuasi che questo metallo avesse la virtù di assorbire ogni influsso maligno; altri che prima d'uscire avevan mangiata una noce, due fichi secchi, e un po' di ruta, che da essi era riputato efficacissimo preservativo.
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