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      Ed ecco, da quella parte appunto venire un frastuono sordo, poi più risuonante, ma confuso, un suono diverso di voci alte, brevi, e imperiose, di fiochi lamenti, di guai lunghi, di singhiozzi femminili, di garriti fanciulleschi.
      A quel suono, al pensiero del luogo donde partiva, Fermo si sentì colpito d'una tristezza più nera che mai, d'una tristezza sospettosa, atterrita, tanto che non potè tenersi, e quasi smarrito andò a corsa verso il crocicchio che faceva la via nella quale egli si trovava con quella a cui era avviato. Quando fu presso, vide nella via a mano diritta, per quella appunto ov'egli doveva entrare, una torma di gente guidata o cacciata al lazzeretto da un commissario, e da molti monatti.
      A misura che quella trista processione passava dinnanzi a Fermo, il suo occhio inquieto, quasi appannato, correva e ricorreva per la moltitudine, trasceglieva e spiava con terrore ogni volto femminile, si spingeva verso quelli che arrivavano, tornava a quegli che erano passati... Lucia non v'era. Fermo su le prime respirò come uscito d'un grande spavento; ma tosto ricadde nella sua ambascia, pensando che egli andava non a veder forse, ma ad udire di peggio. Erano languidi che si strascinavano a stento, alcuni sostenuti dalle braccia di figli, di padri, di fratelli, di mogli, che per pietà o per disperazione sprezzavano il pericolo del contatto; alcuni spinti a forza, resistenti in vano, gridanti in vano che volevano morire sul loro letto, e rispondendo bestemmie impotenti alle bestemmie imperiose dei conduttori; altri che, appoggiati ad un bastone, andavano in silenzio dove erano comandati, senza dolore, senza speranza, insensati; donne coi pargoli in collo; fanciulli spaventati dalle grida, da quei comandi, da quello spettacolo più che dal pensiero oscuro della morte, i quali ad alte strida imploravano la madre, e le sue braccia fidate, e di restare nel noto soggiorno.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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