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      Ma Fermo, come abbiam detto, era nuovo affatto di quella bolgia, e non aveva una guida; quindi procedeva a caso, mettendo il piede dove scorgeva un passaggio, dove il passaggio era meno intricato d'inciampi compassionevoli o ributtanti. Andava d'una capanna nell'altra, s'appressava ad ogni giaciglio, dove vedesse una donna; guatava, e seguiva la sua strada. Da per tutto lo stesso spettacolo così terribilmente variato, e così terribilmente conforme: corpi immobili nella morte, o dibattuti nelle angosce mortali; miseri che brancolavano a stento, o balzavano di luogo in luogo infuriati. I soli che si vedessero camminar ritti, e con un passo regolare erano monatti, e religiosi, varii di vesti e di età: gli uni e gli altri intrepidi, occupati delle loro faccende, come se fossero faccende ordinarie, con una fortezza che certo era cresciuta negli uni e negli altri da una circostanza comune, la consuetudine ormai antica di quegli orrori; ma era nata da principii, quanto lontani! negli uni una selvaggia ed empia durezza, negli altri una carità più forte della commozione. La più parte di essi s'era conservata a quei servigi, non per ubbidienza, (e certo un volonteroso e pronto obbedire in tali circostanze non è una virtù volgare) ma per un impulso spontaneo: molti avevan fatto broglio per esser deputati al lazzeretto; avevan reputato guadagno la perdita della vita, e questo guadagno era già toccato ad un buon numero di essi: taluno perfino, passando dal disprezzo della morte al desiderio, e dal desiderio alla ricerca, trascurò le cautele che pure erano compatibili con l'opera, quasi per non lasciarsi sfuggire il premio.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





Fermo