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      Ma il tuo affetto diventa ingiusto, diventa stolido com'era il mio, se tu non lo sottometti al volere di Colui che solo può renderlo santo. E un tale amore, bada bene alle mie parole, un tale amore, quando tutto ti andasse a seconda, quando tu ottenessi ciò che più desideri, un tale amore tosto, o tardi, più tosto che tardi, ti tornerebbe in amaro: come; io non lo so, ma senza dubbio: e parlo dal tetto in giù. Or pensa che bel conforto avresti di questo amore, se, perduto ciò che te lo fa parer tanto dolce, non te ne rimanesse che un odio, nessuna speranza che d'una vendetta, nessun frutto che un omici...»
      «Non lo dica», interruppe Fermo, come atterrito.
      «Rendi grazie a Dio», riprese il padre, «che tu non abbi a pentirti che d'un pensiero. Ma il pentirsi del fatto... ah! è ben amaro! E il non pentirsi è orrendo, orrendo più che non si possa comprendere in questa vita. Fermo! giuri tu il perdono?»
      «Ah! lo giuro», rispose Fermo in tuono solenne.
      «A chi giuri tu di perdonare?»
      «A quell'uomo...»
      «A chi?»
      «Sì, padre, a Don Rodrigo».
      «Sì, Fermo, a Don Rodrigo: è un nome che fu posto sul fonte della rigenerazione ad una creatura redenta col Sangue d'un Dio; è un nome che forse è scritto sul libro della vita: perché Dio perdona; guai a te, se non fosse!» Dette queste parole, il vecchio stette pensoso un momento, tenendo tuttavia la mano di Fermo, poi abbandonatala, prese la sua sporta, ne trasse dal fondo un pezzo di pane arido, e scolorato, lo mostrò a Fermo, e disse:
      «Vedi tu questo pane? Lo conservo da quarant'anni; l'ho mendicato nella casa di quello sventurato.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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