Pagina (799/802)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ma nel Milanese una cagione viva e incessante di miseria sopravviveva alle miserie della peste; un sistema che onorava l'orgoglio ozioso, che favoriva la soverchieria perturbatrice, che alimentava tutti gli studj del raggiro, e delle ciarle, un sistema oppressivo e impotente, insensato e immutabile, un sistema di rapine e di ostacoli, impediva l'industria, la pace, e l'allegria.
      Scelta dunque un'altra patria, i nostri eroi, erano però impacciati del come convertire in danaro i pochi beni che dovevano lasciare nel paese dove erano nati: ma la fortuna - non osiamo dire la provvidenza - la fortuna che voleva favorirli in tutto, come uno scrittore che voglia terminar lietamente una storia inventata per ozio, trovò un ripiego anche a questo. I beni di Don Rodrigo erano passati per fedecommesso ad un parente lontano; il quale era un uomo di ben diverso conio; un galantuomo, un amico del cardinal Federigo. Prima di andare a prender possesso di quella eredità, trovandosi egli col cardinale gliene parlò. «Avrete forse una occasione di far del bene e di riparare il male che ha fatto Don Rodrigo», gli disse il cardinale, e gli raccontò in succinto la persecuzione fatta da quello sgraziato ai nostri sposi, e il danno di ogni genere che ne avevan patito. «Se son vivi tuttora», soggiunse, «non vi prego di far loro del bene, che con voi non fa bisogno; ma di darmi notizia di loro, e di dire a quella buona giovane ch'io mi ricordo sempre di lei, e mi raccomando alle sue orazioni». Il galantuomo, appena giunto al castellotto, si fece indicare il villaggio degli sposi, e si presentò al curato.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





Milanese Don Rodrigo Federigo Don Rodrigo