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      – Risponda un poco a questo sillogismo.
      – Niente, niente, niente.
      – Ma ascolti, ma ascolti, ma ascolti. Percotere un disarmato è atto proditorio; atqui il messo de quo era senz'arme; ergo...
      – Piano, piano, signor podestà.
      – Che piano?
      – Piano, le dico: cosa mi viene a dire? Atto proditorio è ferire uno con la spada, per di dietro, o dargli una schioppettata nella schiena: e, anche per questo, si posson dar certi casi... ma stiamo nella questione. Concedo che questo generalmente possa chiamarsi atto proditorio; ma appoggiar quattro bastonate a un mascalzone! Sarebbe bella che si dovesse dirgli: guarda che ti bastono: come si direbbe a un galantuomo: mano alla spada. E lei, signor dottor riverito, in vece di farmi de' sogghigni, per farmi capire ch'è del mio parere, perché non sostiene le mie ragioni, con la sua buona tabella, per aiutarmi a persuader questo signore?
      – Io... – rispose confusetto il dottore: – io godo di questa dotta disputa; e ringrazio il bell'accidente che ha dato occasione a una guerra d'ingegni così graziosa. E poi, a me non compete di dar sentenza: sua signoria illustrissima ha già delegato un giudice... qui il padre...
      – È vero; – disse don Rodrigo: – ma come volete che il giudice parli, quando i litiganti non vogliono stare zitti?
      – Ammutolisco, – disse il conte Attilio. Il podestà strinse le labbra, e alzò la mano, come in atto di rassegnazione.
      – Ah sia ringraziato il cielo! A lei, padre, – disse don Rodrigo, con una serietà mezzo canzonatoria.
      – Ho già fatte le mie scuse, col dire che non me n'intendo, – rispose fra Cristoforo, rendendo il bicchiere a un servitore.


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I promessi sposi
di Alessandro Manzoni
pagine 798

   





Rodrigo Attilio Rodrigo Cristoforo