– Scuse magre: – gridarono i due cugini: – vogliamo la sentenza!
– Quand'è così, – riprese il frate, – il mio debole parere sarebbe che non vi fossero né sfide, né portatori, né bastonate.
I commensali si guardarono l'un con l'altro maravigliati.
– Oh questa è grossa! – disse il conte Attilio. – Mi perdoni, padre, ma è grossa. Si vede che lei non conosce il mondo.
– Lui? – disse don Rodrigo: – me lo volete far ridire: lo conosce, cugino mio, quanto voi: non è vero, padre? Dica, dica, se non ha fatta la sua carovana?
In vece di rispondere a quest'amorevole domanda, il padre disse una parolina in segreto a sé medesimo: "queste vengono a te; ma ricordati, frate, che non sei qui per te, e che tutto ciò che tocca te solo, non entra nel conto".
– Sarà, – disse il cugino: – ma il padre... come si chiama il padre?
– Padre Cristoforo – rispose più d'uno.
– Ma, padre Cristoforo, padron mio colendissimo, con queste sue massime, lei vorrebbe mandare il mondo sottosopra. Senza sfide! Senza bastonate! Addio il punto d'onore: impunità per tutti i mascalzoni. Per buona sorte che il supposto è impossibile.
– Animo, dottore, – scappò fuori don Rodrigo, che voleva sempre più divertire la disputa dai due primi contendenti, – animo, a voi, che, per dar ragione a tutti, siete un uomo. Vediamo un poco come farete per dar ragione in questo al padre Cristoforo.
– In verità, – rispose il dottore, tenendo brandita in aria la forchetta, e rivolgendosi al padre, – in verità io non so intendere come il padre Cristoforo, il quale è insieme il perfetto religioso e l'uomo di mondo, non abbia pensato che la sua sentenza, buona, ottima e di giusto peso sul pulpito, non val niente, sia detto col dovuto rispetto, in una disputa cavalleresca.
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Attilio Rodrigo Cristoforo Cristoforo Rodrigo Cristoforo Cristoforo
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