– Signor podestà, e signori miei! – disse poi: – un brindisi al conte duca; e mi sapranno dire se il vino sia degno del personaggio –. Il podestà rispose con un inchino, nel quale traspariva un sentimento di riconoscenza particolare; perché tutto ciò che si faceva o si diceva in onore del conte duca, lo riteneva in parte come fatto a sé.
– Viva mill'anni don Gasparo Guzman, conte d'Olivares, duca di san Lucar, gran privato del re don Filippo il grande, nostro signore! – esclamò, alzando il bicchiere.
Privato, chi non lo sapesse, era il termine in uso, a que' tempi, per significare il favorito d'un principe.
– Viva mill'anni! – risposer tutti.
– Servite il padre, – disse don Rodrigo.
– Mi perdoni; – rispose il padre: – ma ho già fatto un disordine, e non potrei...
– Come! – disse don Rodrigo: – si tratta d'un brindisi al conte duca. Vuol dunque far credere ch'ella tenga dai navarrini?
Così si chiamavano allora, per ischerno, i Francesi, dai principi di Navarra, che avevan cominciato, con Enrico IV, a regnar sopra di loro.
A tale scongiuro, convenne bere. Tutti i commensali proruppero in esclamazioni, e in elogi del vino; fuor che il dottore, il quale, col capo alzato, con gli occhi fissi, con le labbra strette, esprimeva molto più che non avrebbe potuto far con parole.
– Che ne dite eh, dottore? – domandò don Rodrigo. Tirato fuor del bicchiere un naso più vermiglio e più lucente di quello, il dottore rispose, battendo con enfasi ogni sillaba: – dico, proferisco, e sentenzio che questo è l'Olivares de' vini: censui, et in eam ivi sententiam, che un liquor simile non si trova in tutti i ventidue regni del re nostro signore, che Dio guardi: dichiaro e definisco che i pranzi dell'illustrissimo signor don Rodrigo vincono le cene d'Eliogabalo; e che la carestia è bandita e confinata in perpetuo da questo palazzo, dove siede e regna la splendidezza.
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