Lo trovò in fatti, gli domandò se il padre Cristoforo non gli aveva data qualche commissione per lei: il pesciaiolo, tutto il giorno avanti la sua partenza era stato a pescare, e non aveva saputo niente del padre. La donna non ebbe bisogno di pregare, per ottenere il piacere che desiderava: prese congedo dalla signora e dalla figlia, non senza lacrime, promettendo di mandar subito le sue nuove, e di tornar presto; e partì.
Nel viaggio, non accadde nulla di particolare. Riposarono parte della notte in un'osteria, secondo il solito; ripartirono innanzi giorno; e arrivaron di buon'ora a Pescarenico. Agnese smontò sulla piazzetta del convento, lasciò andare il suo conduttore con molti: Dio ve ne renda merito; e giacché era lì, volle, prima d'andare a casa, vedere il suo buon frate benefattore. Sonò il campanello; chi venne a aprire, fu fra Galdino, quel delle noci.
– Oh! la mia donna, che vento v'ha portata?
– Vengo a cercare il padre Cristoforo.
– Il padre Cristoforo? Non c'è.
– Oh! starà molto a tornare?
– Ma...? – disse il frate, alzando le spalle, e ritirando nel cappuccio la testa rasa.
– Dov'è andato?
– A Rimini.
– A?
– A Rimini.
– Dov'è questo paese?
– Eh eh eh! – rispose il frate, trinciando verticalmente l'aria con la mano distesa, per significare una gran distanza.
– Oh povera me! Ma perché è andato via così all'improvviso?
– Perché ha voluto così il padre provinciale.
– E perché mandarlo via? che faceva tanto bene qui? Oh Signore!
– Se i superiori dovessero render conto degli ordini che dànno, dove sarebbe l'ubbidienza, la mia donna?
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