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      – E non è una fortuna per un vescovo, che a un tal uomo sia nata la volontà di venirlo a trovare?
      – Ma... – insistette il cappellano: – noi non possiamo mai parlare di certe cose, perché monsignore dice che le son ciance: però quando viene il caso, mi pare che sia un dovere... Lo zelo fa de' nemici, monsignore; e noi sappiamo positivamente che più d'un ribaldo ha osato vantarsi che, un giorno o l'altro...
      – E che hanno fatto? – interruppe il cardinale.
      – Dico che costui è un appaltatore di delitti, un disperato, che tiene corrispondenza co' disperati più furiosi, e che può esser mandato...
      – Oh, che disciplina è codesta, – interruppe ancora sorridendo Federigo, – che i soldati esortino il generale ad aver paura? – Poi, divenuto serio e pensieroso, riprese: – san Carlo non si sarebbe trovato nel caso di dibattere se dovesse ricevere un tal uomo: sarebbe andato a cercarlo. Fatelo entrar subito: ha già aspettato troppo.
      Il cappellano si mosse, dicendo tra sé: "non c'è rimedio: tutti questi santi sono ostinati".
      Aperto l'uscio, e affacciatosi alla stanza dov'era il signore e la brigata, vide questa ristretta in una parte, a bisbigliare e a guardar di sott'occhio quello, lasciato solo in un canto. S'avviò verso di lui; e intanto squadrandolo, come poteva, con la coda dell'occhio, andava pensando che diavolo d'armeria poteva esser nascosta sotto quella casacca; e che, veramente, prima d'introdurlo, avrebbe dovuto proporgli almeno... ma non si seppe risolvere. Gli s'accostò, e disse: – monsignore aspetta vossignoria.


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I promessi sposi
di Alessandro Manzoni
pagine 798

   





Federigo Carlo