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      Questa volta, entrò solo, e dopo un momento ricomparve, e disse: – niente! Preghiamo; preghiamo –. Poi riprese: – ora, conducimi tu.
      E senza dir altro, s'avviarono.
      Il tempo s'era andato sempre più rabbuiando, e annunziava ormai certa e poco lontana la burrasca. De' lampi fitti rompevano l'oscurità cresciuta, e lumeggiavano d'un chiarore istantaneo i lunghissimi tetti e gli archi de' portici, la cupola della cappella, i bassi comignoli delle capanne; e i tuoni scoppiati con istrepito repentino, scorrevano rumoreggiando dall'una all'altra regione del cielo. Andava innanzi il giovine, attento alla strada, con una grand'impazienza d'arrivare, e rallentando però il passo, per misurarlo alle forze del compagno; il quale, stanco dalle fatiche, aggravato dal male, oppresso dall'afa, camminava stentatamente, alzando ogni tanto al cielo la faccia smunta, come per cercare un respiro più libero.
      Renzo, quando vide la capanna, si fermò, si voltò indietro, disse con voce tremante: – è qui.
      Entrano... – Eccoli! – grida la donna del lettuccio. Lucia si volta, s'alza precipitosamente, va incontro al vecchio, gridando: – oh chi vedo! O padre Cristoforo!
      – Ebbene, Lucia! da quante angustie v'ha liberata il Signore! Dovete esser ben contenta d'aver sempre sperato in Lui.
      – Oh sì! Ma lei, padre? Povera me, come è cambiato! Come sta? dica: come sta?
      – Come Dio vuole, e come, per sua grazia, voglio anch'io, rispose, con volto sereno, il frate. E, tiratala in un canto, soggiunse: – sentite: io non posso rimaner qui che pochi momenti.


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I promessi sposi
di Alessandro Manzoni
pagine 798

   





Cristoforo Lucia Dio