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      I ragazzi da educarsi, pronti di mente e generosi, ma semi-barbari e insofferenti di legge, non potevano essere domati che dall'energia intelligente.
      Gettate le basi d'un sistema completo d'istruzione militare elementare, riserbai ad altro tempo la superiore. Percorsa la carriera fissata, gli alunni per esame sarebbero usciti bassiuffiziali o sottotenenti. Condizioni per entrarvi, fede di nascita e fede medica. Le scuole vennero aperte immediatamente, e nel giro di una settimana agivano in piena regola. Le manovre, la ginnastica, la scherma, il bersaglio, gli studi, la fermezza, le buone maniere e l'esempio dei capi trasformarono a vista d'occhio quei monelli di Palermo in fieri e compiti alunni.
      Affidai il comando del primo battaglione al maggiore Rodi. Vissuto lunghi anni nelle foreste americane, in lotta perpetua colla natura e coi soldati di Rosas, contrasse un po' le sembianze d'uomo selvaggio in certi lampi dello sguardo, in certi moti combinati di raggruppamento e di slancio, che ricordavano il balzo della fiera, in certi gridi acuti come quei degli abitanti dei Pampas. Guadagnatisi gli spallini di maggiore dagl'infimi gradi a furia di prodezze, non era in molta confidenza coi libri e con le penne.
      La paterna tenerezza di lui pei suoi piccoli diavoli, siccome ei li chiamava, toccava il cuore, benché non troppo proficua alla disciplina.
      Sui rapporti serali dei capitani essendo io obbligato di condannare agli arresti, per tre, per cinque o per dieci giorni parecchi di costoro, il maggiore agitavasi, e la sua mano di legno urtava nella sciabola, volendo accennare all'accusatore di tacere.


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La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





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