Pagina (26/232)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      E con che cuore d'altronde patire che l'Istituto appena surto rovini? A riflessioni finite m'abbottonai l'abito e con volto severo parlai nella seguente conformità: - Il prodittatore rifiutò la mia rinunzia, ed io non posso accettare la vostra. Raddoppiamo i nostri sforzi, e quando io possa dire onestamente a Garibaldi, "l'Istituto si regge anche senza noi", egli certo ci accorderà l'onore di combattere.
      Cuoceva a quei bravi giovani l'indugio anche di un'ora, pur eglino consentirono di rimanere sin ch'io fossi rimasto, ed uno di loro suggerì che ciascuno si cercasse un sostituto. Accettai la proposta, e avanti sera ne furono rinvenuti parecchi fra i garibaldini, i quali, rifiutatisi di dimorare all'ospedale dopo la partenza dei proprii medici e chirurghi, e tuttavia troppo deboli per riprendere le armi, accolsero con gioia di sostituire i loro più fortunati commilitoni. Il povero Rodi dibattevasi penosamente fra due contrarii affetti. Era diviso fra il desiderio di ricongiungersi a Garibaldi, che non aveva mai fatto una campagna, dal trentaquattro in poi, senza di lui, e la tenerezza per i suoi piccoli diavoli, i quali lacrimando lo supplicavano di non li lasciare o di condurli alla guerra. Lusingavami di trattenerlo, dimostrandogli prossimo il tempo di far marciare il primo battaglione.
      - Signor comandante, è pronto adesso.
      - Ma non abbiamo ordini.
      - Volete procurarveli?
      - Sì.
      - Allora differisco d'andarmene.
      Tale risoluzione diminuiva di non poco le mie difficoltà. Erami ancora mestieri rendere conto formale della amministrazione, e appianare il cómpito al mio successore, riassettando il meccanismo dell'Istituto.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





Istituto Garibaldi Istituto Rodi Garibaldi Istituto