- Non dimentico mai! Remigando verso il vascello inglese ricevetti il dispaccio di Medici, e m'imbarcai subito con quanti avevo sotto mano. Non importa; vi compenserò, non dubitate.
- So, Generale, che vi esponeste ad un conflitto personale con alcuni lancieri. Non considerate che la riuscita o la rovina della impresa dipende unicamente dalla vostra vita?
- Se così è, vivrò per compierla. Porgendomi un sigaro, proseguì con l'usata modestia: fu una semplice combinazione. Tacque per poco, indi ripigliò: pensate che la costituzione bandita da Francesco II abbia appagati i Napolitani?
- Avrebbeli forse, senza la spedizione di Marsala. Il re è giovane ed innocente delle colpe del padre; ma i Napoletani odiano la sua stirpe impastata di perfidia. D'altronde, l'unità nazionale oggi domina idea sovrana, che voi, Generale, con questa spedizione faceste scendere quaggiù dai cieli dell'astrazione e dell'utopia. Quind'innanzi nessun profitto locale potrà soddisfare gli Italiani.
- Fino all'ultimo momento del mio soggiorno a Palermo mi si tormentò con perpetue istanze di annessione al Piemonte. E tuttora la cospirazione prosegue; mi s'intralcia il cammino. Che la facciano! A me bastano poche migliaia di soldati per balzare in Calabria.
- A Palermo vi manifestai la mia opinione, ed ora ve la ripeto: Mero grido di partito. Se voi cedete la Sicilia prima d'avere Napoli, perdete la base d'operazione, e vi verrà impedito o quanto meno contrastato il transito dello Stretto. Il programma fissò lo scopo dell'impresa.
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