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      Cinque fili di corallo le fregiavano il collo e il seno. Di sopra ad una veste bianca scollata, con le maniche a campana, dal gomito in giù ricamate agli orli ed all'ingiro della parte superiore del braccio, essa portava un'elegante tunica fimbriata, di lana cremisi, alquanto più corta della vesta. Il busto pure di lana cremisi, semi-aperto davanti, con duplice riga trapuntata, disegnava due leggiadre curve sopra le spalle.
      Allo spettacolo d'una sì peregrina e delicata bellezza noi restammo sospesi in atto. Io dimandai all'oste in quali acque avess'egli pescata la rarissima perla.
      E costui con visibile emozione: - Sua madre era una gentildonna. Io nacqui in casa di lei e vi crebbi staffiere. Pare che fossi piuttosto belloccio. Il fatto sta che l'amai e che ella mi amò. Fuggimmo. Diseredata, visse povera meco e felice, e morì due anni or sono. Il mio pensiero, il mio lavoro, i miei guadagni, la mia vita io consacrai ad allevare Luisa. Ella non serve nessuno, perché voglio accasarla per bene.
      Ed io a lui: - A guerra finita, qualche giovinotto garibaldino te la dimanderà, e da oggi mi offro compare dell'anello.
      Eccellenza, vi bacio la mano, conchiuse con enfasi l'oste arzillo.
      In questo mezzo, la fanciulla apparecchiò la mensa sotto la pergola e l'oste ci cosse una frittata. Rimirai lunga fiata, mentr'ella ci mesceva il vino, le sue piccole mani vellutate e nitide come quelle d'una duchessa.
      Indi, approntati alcuni orci di vino e vari canestri di pane, che l'oste in fretta mandò a comperare alla borgata di Solano, Luisa percorse la fronte della colonna, dispensiera di cibo e d'entusiasmo.


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La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





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