Per ordine di Missori, il capitano Federico Salomone aveva già opportunamente disseminate sentinelle ad impedire la discesa in Bagnara di chicchessia. Verso mezzodì ci rimettemmo in cammino, ed ecco Bagnara ai nostri piedi: grossa terra fabbricata sul colle e serpeggiante alla marina. Vedevamo sulla spiaggia una striscia di barchette, vedevamo l'andirivieni degli abitanti e dei soldati alla spicciolata. Un vapore da guerra avanzavasi proveniente da Scilla, ed una barchetta gli remigava incontro a ricevere o a recare dispacci. Veruno indizio che il nemico si fosse avveduto di noi o che sospettasse alcun male al mondo. La difficoltà riducevasi nel sottrarci ai cannocchiali della nave. Vennero tolte le baionette e rivoltati i fucili per evitare il bagliore delle canne. Scendemmo in catena quatti quatti per mezz'ora, guazzando fra gli alberi, le siepi e le viti. Ma Bagnara distava più che a primo aspetto non sembrasse. A un tratto il monte dirupando, si dovette l'un dopo l'altro calare per entro una fessura a scaglioni, aperta nel masso di cento metri di precipizio. Poscia distesi nei vigneti e negli oliveti, e procedendo alla sordina, capitammo finalmente sopra Bagnara al tocco e mezzo.
Io comandava l'avanguardia composta dei cacciatori Bonnet. Pervenuti allo sbocco di una strada, volli cavarmi il puerile capriccio di tentare il guado sparando il primo fucile, datomi da un soldato(4), contro alcuni lancieri a cavallo. L'inopinato mostrarsi di bande armate e combattenti che parevano fioccate dai cieli, seminò lo spavento e la confusione negli abitanti, i quali con gemiti e lai pietosi affollavansi a rifugio nelle barche dei pescatori.
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