Pagina (62/232)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Pervenuti al sospirato altipiano, ci venne veduto gran chiarore sulla direzione della nostra casa, il quale cresceva a misura che c'inoltravamo. Che il nemico si fosse spinto costassù da Sant'Angelo fu la prima idea nostra. Epperò sostammo per raccogliere la colonna e regolarne le mosse colle debite precauzioni. Ventidue ore di moto per quelle rupi esaurirono le forze della nostra gente.
      Appena fermati, quasi tutti si addormentarono di primo acchito. I Calabresi, rimasti alla retroguardia, serbaronsi freschi e gagliardi, e li collocammo in prima linea, guardiani del sonno d'un'ora consentito agli altri.
      Faticosamente si ottennero da quelli cinque cartuccie delle cinquanta onde ciascuno aveva zeppa la giberna, e le distribuimmo ai nostri già rinfrancati e presti. Con movimento obliquo su tre ordini si procedette innanzi, impiegando due ore e mezzo a fendere l'eterna pianura. La luce mano mano diventando gran fiamma, cadde ogni dubbio che non fosse fuoco di accampamento. Eseguito un movimento di fianco sulla destra, per tentare di gettarci a ridosso dell'erta, si mandarono alquanti cacciatori a riconoscere il vero. Scopersero costoro cinquanta calabresi accorsi ad ingrossare la nostra schiera, i quali, costrutta una pira di vecchio legname razzolato intorno alla casa dei Forestali, vi s'assisero dappresso placidamente per riscaldarsi, e novellare, ed affettare prosciutto, e mescer vino. Si mangiò adunque divinamente, si bevve un bicchiere di più alla salute de' nuovi commilitoni, che s'assunsero per quella notte la guardia del campo, e si dormì profondamente fino alle dieci.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





Sant'Angelo Calabresi Forestali