Questo il nostro centro, questo il nostro posto.
E il sottotenente Zasio: - Non sappiamo nulla di Garibaldi, ma quando ei tace agisce: "Precedetemi, e a rivederci presto", disse quella notte che ci mandò qui. Egli suol fare più che non prometta. Senza navi da guerra non può tentare con molta gente lontani sbarchi. Uccello di terra e di mare, saprà toccare il continente sotto il naso del nemico, in questo estremo lembo della penisola. Quivi dobbiamo aspettarlo, aspettarlo combattendo per stringergli la mano sul lido ov'egli approderà.
- Propongo un'invasione a Pedavoli, disse il maggiore; là procureremo la munizione, ordineremo comitati rivoluzionarii, e di là minacceremo Palmi.
- A Pedavoli, interruppe Plutino, fu assassinato dal popolo il patriota Romeo nel 1848; quel popolo borbonico si opporrà al nostro ingresso, e noi dovremo bagnarci di sangue concittadino.
- Dove si mostra la camicia rossa, gli rispose Nullo con un accento che non ammetteva replica, guerra civile niente. La camicia rossa è l'assisa del popolo.
Si deliberò la spedizione a Pedavoli.
A traverso foreste secolari di roveri e per vallate anguste e profondissime, dopo otto ore di cammino giungemmo a Pedavoli al nord d'Aspromonte. Io m'era procacciato un mulo che montavo a bardosso e beavami nel pensiero di economizzare le mie povere forze ridotte agli sgoccioli. Ma la china del monte cadeva sì ripida che, per non scivolare dagli orecchi della bestia, fu gran mestieri smontare. Questa volta anche i Calabresi, malgrado i sandali e la singolare destrezza, dovettero accontentarsi di scendere sdrucciolando come noi e poi di salire a quattro gambe.
| |
Zasio Garibaldi Pedavoli Palmi Pedavoli Plutino Romeo Nullo Pedavoli Pedavoli Aspromonte Calabresi
|