Ho interpretato il vostro pensiero?
- Sì, urlarono cinquecento bocche.
- Ma se alcuno tra voi non si sentisse la virtù pari al cimento, se ne vada sin che c'è tempo. Fra qualche ora sarà troppo tardi.
Egli tacque. E seguì un silenzio solenne. Indi riprese e dimandò:
- Nessuno parte?
Ogni capo di compagnia rispose: - Nessuno.
Proseguendo di cresta in cresta verso il sud e solleticando il nemico a tenerci dietro senza che mai gli riescisse fatto di ghermirci, improvvisamente la notte del diecisette ci gettammo sull'altro versante dell'Appennino, e dopo venti ore disastrose per dorsi cinerei e calvi, non consolati mai d'ombre né di fontane, sostammo nel fondo d'una valle.
Alla sinistra, sul fianco d'una montagna rocciosa, scoscesa e per avventura inespugnabile, biancheggiavano in lontananza le case di Bova, le quali si specchiano nell'Jonio. Alla destra ergesi un colle a pan di zucchero, sulla cui sommità sembra che esulti il paesetto di San Lorenzo.
Il colonnello Plutino vigorosamente perorava per Bova: - Ivi troveremo un sicuro rifugio fino allo sbarco di Garibaldi. Conosco il sito e gli abitanti e ne rispondo.
E il maggiore con amaro ripiglio: - Noi venimmo qui per batterci e non per nasconderci. Con tale intendimento, suppongo, Garibaldi ci affidò questo posto d'onore. Occuperemo San Lorenzo. Di là minacceremo la linea nemica da Melito a Reggio; come d'in sulla cima d'Aspromonte l'abbiamo minacciata da Torrecavallo a Palmi.
A raffermarci in cosiffatto proponimento capitò il signor Rossi, sindaco di San Lorenzo, il quale in nome dei suoi conterranei ci ha invitati colassù "per la vita e per la morte". Montati su quell'eccelso apice, vi fummo ricevuti a braccia aperte e generosamente ospitati.
| |
Appennino Bova Jonio San Lorenzo Plutino Bova Garibaldi Garibaldi San Lorenzo Melito Reggio Aspromonte Torrecavallo Palmi Rossi San Lorenzo
|