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      Il sindaco aperse la sua casa allo stato maggiore: poltrone, sofā, letti elastici, zanzariere; ogni bendiddio! bagni, specchi, pavimenti alla veneziana. Dopo la capanna del pastore, la fattoria di Sant'Angelo e la casa dei Forestali, l'appartamento del sindaco ci parve la reggia di Priamo. Il diecinove, eletto presidente della Commissione di difesa e d'approvvigionamento, spiccai varie squadre alla requisizione di bovi e di farine, e fortificai il mulino ad acqua alla radice del monte. I Calabresi dovevano presidiare la cittadella e i duecento infestare i regii lungo il semicerchio della via consolare alla marina da Amendolio a Melito, a Montebello, a Motta San Giovanni; centro San Lorenzo. Il nemico, custode della costa, s'accinse alle offese, e di tal forma la bisogna procedeva letteralmente secondo le nostre intenzioni.
      Chiamato il sindaco, gli susurrai: - Signor Rossi, il vostro comune dovrebbe compiere un atto coraggioso e importante.
      - Quale?
      - La decadenza della dinastia borbonica e l'inaugurazione della dittatura di Garibaldi, in nome della libertā d'Italia.
      - E chi salverā gli abitanti dalla vendetta del re?
      - Noi, deliberati di combattere sino all'ultimo fiato, e Garibaldi che verrā fra poco. Non sentite l'aura ispiratrice delle grandi cose? Non vi seduce la gloria che questa piccola terra abbia, per prima al di qua del Faro, osato bandire il diritto umano e il diritto della patria italiana in danno e in onta dell'esosa stirpe che da centotrent'anni disonora il nobile popolo meridionale?


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La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





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