Pagina (84/232)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Abbasso le armi, siete prigionieri.
      Côlti all'impensata, impauriti dalla tempesta dei nostri cavalli e dal tuono imperioso della nostra intimazione, quei soldati posano le armi a terra. Ma comparsa sul ponte nell'istesso momento una testa di colonna, gli arresi ripigliano il fucile. Avevamo questi di fianco, quella di faccia. Che fare? O perire fuggendo, o perire assaltando. Eravamo sei. Ciò dico ora; allora mancava il tempo da ponderare le probabilità. L'intimazione, la comparsa della colonna, la ripresa delle armi e l'avanti fulmineo di Nullo si succedettero in quattro battute di polso. Confitti gli sproni nei fianchi dei cavalli, in un baleno balziamo sul ponte. Davanti alla nostra furia apresi la colonna, ed eccoci sull'altra sponda del torrente fra le braccia della brigata Briganti, distesa parallelamente alla strada sul largo della piazza di Villa S>. Giovanni: presso al ponte due squadroni di lancieri, quindi l'infanteria. Col grido di viva Garibaldi, deponete le armi, venite con Garibaldi, percorriamo da un capo all'altro la fronte della brigata a guisa di rassegna in campo di manovre. E poiché gl'immobili e sbalorditi soldati né ci ammazzano, né ci imprigionano, frenando al passo i cavalli cominciamo su tutta la linea l'aperta propaganda di ribellione.
      Garibaldi costà coll'esercito doppiato da nuovi sbarchi, là Cosenza con quattromila uomini vi circondano. Voi italiani come noi. Perché questa guerra fraterna? Unitevi a Garibaldi. Andiamo insieme a Venezia contro lo straniero.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





Nullo Briganti Villa S S. Giovanni Garibaldi Garibaldi Cosenza Garibaldi Venezia