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      - Quando sole quattro miglia separano Garibaldi dal nemico, questi è battuto o preso. Ieri voi foste battuti, oggi siete presi.
      Briganti ammutolì e spinse il cavallo al trotto. Io, per indorargli la pillola, vedendolo annuvolato e, mortificato, soggiunsi con voce intermittente a cagione del trotto:
      - Generale, nella guerra la realtà figura l'ordito, e la finzione il tessuto.
      Rallentò egli la velocità, non so se rabbonito dalla mia spiegazione o perché compiti i sessant'anni non sia troppo agevole parlare trottando. Proferì alcune frasi che non ricordo, quando capitò il marchese. Nullo glielo presentò in qualità di capo del quartier generale.
      Il marchese tenente-colonnello mi fece:
      - Potete tornare indietro.
      Ed io a lui:
      - Accompagno il generale a Garibaldi.
      - L'accompagno io.
      - Ma il generale vien con noi, perché fummo noi che...
      - Me ne incarico io.
      La disciplina mi turò la bocca e tornai. Tornò anche Nullo, abbandonando al marchese gli allori per la non sua impresa. Nondimeno qualche minuto di poi voltai il cavallo e arrivatogli a panni gli dissi all'orecchio:
      - Spedite un aiutante a schierare opportunamente i duecento soldati usciti da Reggio. Briganti crede presente l'esercito. Importa non si ricreda.
      Indi mi ricongiunsi a Nullo, dirigendoci ambidue verso la brigata per rinfocolarvi lo spirito della rivolta. Ma dovemmo cedere alle istanze dei borghigiani, che vollero scendessimo in casa d'uno di loro a ristorarci. Con argomentazione perentoria, agguantate le briglie ci forzarono all'obbedienza.


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La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





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