Garibaldi e don Cicillo davanti, noi di dietro, e dietro di noi la colonna, silenziosi e cauti si girò il monte di San Giovanni. Protetti dall'oscurità, il generale condusse i suoi battaglioni all'opposto versante e li dispose in triplice semicerchio sulla sommità sovrastante agli accampamenti regi. Colassù, verso le dieci, una staffetta gli recò la novella che il generale Cosenz, sbarcato la vigilia con due mila uomini a Bagnara, e combattuto a Solano, attendeva un cenno ai Forestali. Garibaldi al chiaro di luna scrisse col lapis in un pezzetto di carta: "Venite subito sopra San Giovanni a marcia forzata". Poi chiamato Nullo:
Scegliete cinquanta uomini di vostra fiducia, stendeteli in lunga catena e, radendo il suolo come draghi, avvicinatevi alle prime linee dei regi. Molestateli tutta la notte, impedite che ei dormano; innanzi l'alba coll'istessa diligenza ritornate.
Innanzi l'alba si discese a piedi in più bassa parte, occupando il monte da un fianco all'altro in linee concentriche. Sulla sinistra fu collocata sovra un poggio la riserva, e l'artiglieria più in giù; a diritta la strada maestra, unico passaggio, volgendo ad angolo, insuperabilmente dominavano i carabinieri genovesi. Impossibile la ritirata o la fuga. Al primo sole il nemico si trovò costretto dalle braccia di ferro di Briareo. Mentre i battaglioni gli sfilavano sotto gli occhi aprendosi come branche di scorpione, Garibaldi comandava e raccomandava non rispondessero al fuoco del nemico, il quale ci tempestava con quattro obici e colle carabine dei cacciatori.
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