Pagina (118/232)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Sirtori guardava il lato militare ed esterno della situazione e tornava difficile obbiettargli; ma all'intuito di Garibaldi non isfuggiva la visione del lato morale ed intrinseco. Conoscitore dell'aritmetica delle rivoluzioni, computò su numeri misteriosi ma reali, e venino diverso pensiero lo inforzava.
      In questo mezzo spesseggiavano a manipoli i più lesti camminatori delle nostre schiere ad afforzare le gracili file dei cappelli conici.
      Smontati di sella, penetrammo fra le case del poggio che domina Soveria. Garibaldi visitò i diversi posti: arditissimo quanto cauto ed antiveggente, diede le disposizioni necessarie per la varia fortuna, indi si collocò nel centro della prima linea a fianco d'una strada incassata che precipita a Soveria. I nostri della destra trassero alquanti colpi contro i cacciatori, ma i cacciatori tacquero. Nuovi colpi e l'istesso silenzio. Allora s'intesero voci sparse di Viva Garibaldi, siamo fratelli. Le medesime voci riecheggiarono fra i borbonici.
      Accostandosi via via e questi e quelli, si confusero insieme e si abbracciarono.
      - Adesso la pera è matura, esclamò Garibaldi.
      Se non che il grosso dell'esercito nemico accampava in Soveria. A mezzodì sopraggiunse un battaglione di Cosenz e si postò sulla strada maestra. Allora il generale voltosi a me:
      - Tornate a Ghio; gli do tempo a decidersi fino al tocco.
      Andai col maggiore Caldesi. Avvertiasi già nelle truppe un incipiente movimento di decomposizione e di sfacelo. Ma non trascorsero cinque minuti, che vi capitò in mezzo Garibaldi, soletto.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





Garibaldi Soveria Soveria Viva Garibaldi Garibaldi Soveria Cosenz Ghio Caldesi Garibaldi