Il generale continuò: - Domate la ribellione, restituite la libertà e tenetemi ragguagliato.
- E se occorre? ... io domandai raffigurando con le braccia uno schioppo spianato.
- Siate giusto e umano.
Ritiratomi, Nullo in anticamera mi fece: - Mandai il vino di Capri e i maccheroni a casa tua.
- Rimanda a pigliarli.
- E perché?
- Vo in Ischia.
- Ai bagni?
- Ad eseguire una Saint-Barthélémy.
- Che!
- C'è la reazione in armi. Forio cadde in sua mano.
- E le frutta di mare?
- Al ritorno.
- Ma se cadi?
- Offrile a' miei Mani e fa le libazioni d'uso.
Per ischivare i petenti e i piagnoni del corridoio principale, me ne andai da una porta secondaria. Nel vestibolo del palazzo il sindaco, che mi corse a panni, toccatomi leggermente una spalla, disse a capo scoperto:
- Signor colonnello, la mia carrozza è costì a vostra disposizione.
Ed io seccamente: - Non sono colonnello.
- Perdonate, colonnello; il segretario mi commise di consegnarvi questo documento firmato dal dittatore, che comprova l'autorità conferitavi dell'alter ego.
- Sta bene.
- Ci vorrà un battaglione per isbarcare nell'isola autorevolmente. A quale caserma comandate, colonnello, che il cocchiere ci conduca?
- All'ospedale dei feriti di San Sebastiano.
Salii in carrozza, e veduto a caso sul portone un giovinotto lombardo, sergente che appartenne all'Istituto militare di Palermo:
- Siete in servizio? gli domandai.
- Nossignore.
- Avete la rivoltella?
- L'ho.
- Montate in cassetta.
A San Sebastiano feci chiamare mia moglie occupata nella trasformazione del Collegio dei Gesuiti in ospedale, e la informai di che si trattava.
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