A tal passo della orazione, il sergente, tolte le redini di mano al cocchiere, spinse i cavalli a suon di frusta, la folla s'aperse, il rumore delle ruote soverchiò la voce del predicatore, e una triplice risata traboccò dalle labbra del sergente, di mia moglie e dalle mie. Il sindaco, serio, e forse offeso della nostra empietà, spingendo le mani su e giù delle saccoccie, faceva le fiche contro la iettatura.
Il cocchiere, il quale probabilmente adottò la medesima precauzione del sindaco, avvedutosi soltanto delle risa del sergente, ne lo redarguì con la seguente intemerata: - Il signorino ha torto di ridere al padre Pasquale: egli è un sant'uomo; ha patito dieci anni in catene al bagno di Nisida, per la causa del popolo. Non riderebbe mica il signorino se conoscesse quanto il padre abbia lavorato per convertire codesti infedeli di Santa Lucia, serbatisi tutti affezionati a Bombino, finché li convinse che Zibeppe procede da san Gennaro.
Velocemente passato Chiatamonte e Ghiaia, pervenimmo alla Grotta di Posillipo, al disopra della quale vuolsi sepolto Virgilio.
- L'ha scavata Lucullo o Agrippa? chiesi al sindaco per distrarlo e porlo nell'imbarazzo. Ma il valentuomo mi regalò una lenzioncina di storia e di archeologia. Citò gli autori che opinavano per Lucullo e quelli per Agrippa; dimostrò l'insussistenza delle due opinioni, e conchiuse sostenendo averla scavata in più remoto secolo i Cumei e i Napolitani insieme, per reciprocità commerciale; e con ciò capitammo a Pozzuoli.
Il governatore di Pozzuoli, da cui l'isola d'Ischia dipendeva, avvisato per telegrafo del mio arrivo, s'affrettò all'albergo ove discesi.
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