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      Ed io asciutto: - Il mio sergente.
      Scendemmo al porto ove stava pronta una snella barca veliera. Traversando la piazza, osservai due statue collocate di prospetto ai due lati opposti, una di Lollio pretore e augure, l'altra di San Gennaro in sul punto di benedire. Questo contrasto di cattolicismo e di paganesimo, la coesistenza di due mondi, di due civiltà, di due tradizioni contraddittorie che si additano ad ogni passo nella provincia di Napoli, riflettesi nella gente napolitana in cui si confondono ingegno arguto e grossa superstizione, in cui si combinano Vico e Pulcinella.
      Interrogai il sindaco se san Gennaro trinciasse contro la jettatura dell'augure.
      Ed egli di ripicco, punto dal mio irriverente sarcasmo:
      - No, colonnello, benedice ai fedeli, perdona agli empi e prega per tutti.
      Dissimulando la freccia scoccatami con tanta destrezza, entrai in barca e ci ponemmo alla vela.
      Mancavano due ore a sera. Il sole dell'occidente vestiva di porpora il golfo di Baia che incurvavasi sulla nostra diritta. La barca veleggiando da Pozzuoli al Capo Miseno tracciava la corda dell'arco. La molle aura, le tinte calde e vaporose dell'autunno, il mare oleoso, la calma della natura, la presenza augusta di ventidue secoli di storia che pareano figure solenni assise sui gradini dell'immenso anfiteatro, conciliavano al silenzio e alla contemplazione a cui non s'è mai così disposti quanto dopo la tumultuosa vita degli accampamenti, la tensione morale delle rivoluzioni, le sensazioni irritanti dei pericoli e le logoranti fatiche di una lunga campagna.


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La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





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