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      Sulla piazza la guardia nazionale schierata ci presentò le armi; il rullo dei tamburi s'aggiunse all'assordante frastuono delle voci, delle campane e agli interminabili spari di mortai. A sinistra sorgeva un altare posticcio, altissimo, sfarzosamente addobbato con numero grande di candele accese; un prete in piviale e due ale di chierici in cotta agitavano turiboli e cantavano il Benedicite pueri Dominum.
      Frattanto i gentiluomini palafrenieri guidavano il mio ciuco oltre il palazzo di città e inutilmente li supplicai di condurmi a casa.
      - Eccellenza, mi ripetevano, consentite questa soddisfazione al popolo che brama vedervi.
      E dovetti adattarmi a percorrere tutti i viottoli di Forio su quella semiseria cavalcatura.
      Rinvenuto dal primo stupore di essere accolto a mazzi di fiori anzi che a colpi di fucile, curai con diligenza di schivare lo sguardo della moglie durante il lungo supplizio di cosiffatta processione. Ma ritornando dal capo d'una fra le vie minori mi trovai necessariamente viso a viso con lei, la quale malignamente m'indirizzò queste parole: - Salut, roi d'Yvetot. - La somiglianza al re modello che
     
      Sur un âne pas a pasParcourait son royaume
     
      m'ha colpito sì vivamente, che dovetti mordere il labbro per mantenere la serietà, sforzo tanto più difficile, avvenga che strappatasi la logora cigna del basto, non mi sentivo in grado di smontare, certo di non mettere a terra i piedi per primi, né mi sentivo saldo in arcione nel su e giù delle contrade in collina. Colavami a goccioloni il sudore per le guance, all'idea di compromettere con ignobile caduta la gravità della suprema magistratura!


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La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





Benedicite Dominum Forio Yvetot