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      Il mio pensiero riposava nella visione dell'umile cameretta di Santa Lucia, ove mi sarei rifugiato a momenti, gettando nel golfo la clava del supremo arbitrio, ridivenendo il solito luogotenente d'ordinanza. E ripetevo, scherzando, a mia moglie un brano di Molière: Ils m'ont fait médecin malgré mes dents. Je ne m'étais jamais mêlé d'être si savant que cela.
      Il governatore di Pozzuoli trovavasi sul luogo dello sbarco, e in una magnifica carrozza di corte, a lento passo, si percorse la città tutta bandiere e applausi.
      Ond'io a lui: - Perché ciò?
      - Per onorarvi d'avere protetta in tempo la polveriera di Baia.
      Salimmo al palazzo del governo sovra un poggio, ove fu apparecchiata una mensa sontuosa di oltre cinquanta coperti, con isplendidissima illuminazione in cera, con addobbi di damasco e di corone innumerevoli di fiori, con lusso di vini francesi con copia grande di gelati, che soglionsi nelle Sicilie distribuire a metà e alla fine del pranzo.
      Abituato ai pasti forse un po' troppo frugali di Garibaldi, credevo di trasognare a quello spettacolo sibaritico, che Garibaldi virtuoso avrebbe disapprovato apertamente, e che io mi limitai a disapprovare in segreto. Ricordai la mela acerba che in cammino da Nicotera a Mileto il generale, seduto a terra, mi buttò dicendo: - A voi, fate colazione. E fu la colazione.
      Dovetti ascoltare sonetti e discorsi, dovetti udire e dire cento insipide frasi a un centinaio di persone statemi presentate, le quali tutte intercedevano di accompagnarmi al palazzo d'Angri.


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La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





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