- E venti artiglieri, tuonò Nullo in bergamasco, sconfissero più di cinquantamila borbonici?
- Però il 2 ottobre, ripigliò con turgide gote il colonnello, un battaglione di bersaglieri, venuto il mattino da Napoli, partecipò alla lotta e fece più centinaia di prigionieri. Negatelo, proseguì volgendosi a me; voi eravate presente in Caserta Vecchia.
- Sì, ma prima del battaglione irruppero in Caserta i Calabresi, ai quali spetta il vanto dei prigionieri. Se non che i cinquemila, spoglia opima della giornata, se li pigliò la brigata Sacchi e la divisione Bixio. Il padre Loriquet, per quanto sembra, è l'Urania invocata dagli storici del vostro partito.
- Io non so di Loriquet né di Urania; ma confesserete, disse riappiccicando il discorso con Missori, che la campagna delle Marche fu brillante e gloriosa.
E Missori:
- Io non vi smentisco, ma voi scemate i meriti dei vostri, esagerandoli, e, peggio, mettendo a pari codesta impresa con quella di Garibaldi.
- Ammetterete almeno, notò il marchese Trecchi, il quale volea fare d'un pruno un melarancio, che l'impresa superi moralmente quella delle Due Sicilie per la demolizione del Papato e per la trasfigurazione di Vittorio Emanuele in Enrico VIII.
Ed io, di ripicco, e con risentita parola:
- Il Papato è a Roma e non a Rieti, né a Gubbio, come il pensiero ha sede nel cervello e non nelle calcagna. Né il Papato si demolisce con la religione cattolica. "Conserverò la religione degli avi, scrisse il vostro re". I Valdesi e Giannone possono rendervi testimonianza quale religione e quali avi fossero quegli avi e quella religione.
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