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      Legato a lui dall'amore di discepolo e d'amico, gli presentai quanti fra i miei compagni fecerglisi d'attorno ammiratori del vecchio filosofo e del vincitore di Radetzky nelle Cinque Giornate. S'informò egli dei siti circostanti e degli eventi, e ciascuno gareggiava d'essergli cicerone.
      - Bravi giovani, ei disse: mani armate, libertà e verità. Con queste tre forze farete l'Italia, farete quel che vorrete; non vi occupate d'altro e non pensate ad altro.
      Intanto il colonnello Paggi e il marchese penetrarono nel circolo, e dispettosi della presenza del riverito repubblicano, s'accinsero bel bello a dargli sulla voce. Il Paggi latrava, e discorrendo s'incaloriva nel proprio discorso. Le risposte sfolgoranti di Cattaneo gli accendevano le guance e le orecchie, che parevano scarlatte per morbillo. Dio gli usi misericordia degli svarioni che gli piovvero dai denti.
      Cattaneo ripartì, e noi sedemmo a cerchio ad un solenne fiasco di vino del Vesuvio, ad alcuni capponi arrostiti, ad un pasticcio freddo, inusitate vivande onde ci fu liberale il Medici.
      Noi si ripeteva già la porzione, mentre il Paggi tergevasi ancora il sudore olimpico, incominciò:
      - Gli agenti di Torino, il capitano Zasio, non si veggono mai quassù; si avventurano tutt'al più al palazzo di Caserta. Fin qui non si arrisicano, che i togati democratici.
      - Sì, sì, rispose Paggi; il vostro Cattaneo sarà un grand'uomo come voi andate ricantando. In così dire cercava me cogli occhi. Ma oggi sgocciolò dalla sua bocca un rosario di sciocchezze.


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La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





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