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      Forse, udite da altre labbra, ella avrebbele accolte con più cauta deferenza; ma raccomandate dalla giovinezza e protette dal valore, ogni acume di critica divenne ottuso. Silvia apparve ascoltatrice intelligente, interlocutrice vereconda, giudiziosa e arguta.
      Noi c'eravamo accorti di questa simpatia e, per avventura, ne sospettò anche la sorella. Nell'intervallo in cui il capitano fu mandato da Nullo all'intendente per accelerare l'allestimento delle provvigioni, il maggiore Caldesi con pietoso artificio condusse la conversazione su di lui, e ne sbozzò con forti imprimiture la vita.
      Silvia, assisa sopra divano appartato, sfogliando l'albo dei ritratti e sfiorando col mento la testa bionda d'una nipotina, non dava segno apparente di attenzione, ma bevea con avidissimi orecchi il grato eloquio dell'oratore faentino; e quand'egli ragionò del brillante coraggio di Zasio, io la colsi mentre, disotto agli archi delle magiche ciglia, essa saettò sul maggiore un'occhiata sfavillante di gratitudine, e, scolorata in viso, svolse con più rapida mano le pagine dell'albo.
      Al ricomparire del capitano le accoglienze di lei divennero molto più contegnose di prima, e forse uno zinzino confuse. I loro discorsi mano mano si fecero meno eruditi, meno abbondanti e i silenzi più prolungati. Ognuno dei due cercava invano argomenti di chiacchiera, sentívasi vuota la mente, e dell'inopinata imbecillità stupiva e dispettava. Lo incontrarsi dei loro sguardi principiò a produrre un crescente e inesplicabile turbamento, e l'indomani sera, all'opera, porgendole il braccio sino al palchetto, egli fu assalito da un tremito, non isfuggito a lei, che gli concesse appena di reggersi in piedi.


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La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





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