Mirando ad Isernia, Boiano costituiva la nostra base naturale d'operazione. Guadato il fiume Biferno che le scorre dappresso, movemmo su Cantalupo, piccola borgata a ridosso d'una ridente collina, un po' a sinistra della consolare. Giratala con una compagnia, la investimmo di dietro e di fronte al passo di corsa e vi snidammo uno sciame di cafoni insorti, i quali ricoverarono velocissimi sovra più alto monte da tergo, sulle cui sommità ravvisammo altre squadre postate di riserva e in vedetta. Il fratello del nostro ospite di Cantalupo, arrivato da Isernia nella notte, ci ammonì che i regi e gl'insorti accampavano in quella città, e che vi si aspettava da Capua il generale Scotti con quattromila uomini.
- Evidente dunque, susurrò Caldesi al mio orecchio, che la notizia fatta spargere in Boiano nascondeva un'insidia. Il perfido messaggiero certamente ora cammina relatore al nemico delle nostre povere forze. Quattro palle in petto gli avrebbero chiusa la bocca. Ma Nullo ha la natura del leone e sdegna di percuotere i colpevoli volgari!
Il giorno seguente (17 ottobre) sul mezzodì, chiamato da Nullo, giunse il resto della colonna da Boiano e, lasciati cento uomini guardiani in Cantalupo, si proseguì alla volta d'Isernia. Dopo le due, eccoci all'altezza di Castelpetroso. Troviamo la borgata letteralmente deserta, toltine un vecchio e una ragazzetta che ci contemplavano con atteggiamento d'idioti senza rispondere alle nostre interrogazioni.
- Quest'aria di cimitero, osservò il maggiore, non mi piace.
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