Il gabelliere di Ponte Landolfo ci parlò di agguati. Ei mi sembra il caso. Di codesti abitanti non ne vidi uno al lavoro dei campi. Dove se ne andarono eglino? Il luogo eminente di Castelpetroso è naturalmente forte; io mi arresterei qui per oggi. Qui abbiamo le spalle assicurate. Che ne dici, Mario?
- Anch'io, risposi. Non sembra indifferente esplorare la montagna per chiarire la causa di tale derelizione. E giacché i Piemontesi avanzano dalla via di Sulmona, di qui potrebbesi irrompere di fianco sul nemico accapigliato con essi di fronte. Tale consiglio prudente mi suggeriscono i dubbi di Nullo sulla fermezza de' nostri soldati.
A cui Nullo:
- Occuperemo Pettorano a due miglia da Isernia; vedetelo lassù, sulla punta di quel monte a pan di zucchero. Dobbiamo gettarci sul nemico anzi che arrivi il rinforzo di Scotti. Se gl'insorti ci minacceranno le spalle, noi sposteremo la nostra base d'operazione da Boiano a Castel di Sangro, mutandoci siffattamente in avanguardia dei Piemontesi. Se irresistibilmente attaccati di fronte, ripareremo con sicurezza su Boiano facendo testa a Castelpetroso.
- Però non credo, replicò Caldesi, che giovi scendere da un'altezza sicura per risalirne altra dubbiosa.
- L'idea di Nullo è brillante e schiettamente garibaldina, io ripicchiai, ma presuppone l'idea sorella che noi sfondiamo il nemico procedente da Isernia per effettuare la marcia di fianco sulla consolare di Castel di Sangro; la quale idea ne presuppone una terza: l'intrepidità dei soldati.
Comunque fosse di queste nostre speculazioni e discrepanze strategiche, prepotendo la massima abituale dell'andare avanti, si procedette sino ad un'osteria sulla consolare alle falde di Pettorano.
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