Spintici in prossimità dei regi, li caricammo a briglia sciolta, e li mettemmo in volta disordinati.
- Indietro, indietro! I cafoni al monte! urlarono di repente i nostri di Carpinone. Noi li udimmo, e nondimeno si prosegú l'irruzione. E per verità vivissime e inaspettate scariche ci colsero di fianco della pendice avanzata di Pettorano, che io avevo guernita di duecento uomini. Nullo non sapeva persuadersi come quell'importante posto fosse stato preso senza lotta, e temendo di perdere Pettorano, diviṣ di rifare il cammino sino alla borgata. Si accese pertanto un combattimento strano fra noi cavalieri e i cafoni, che dietro agli alberi ci bersagliavano diabolicamente a pochi passi. Al sottotenente Bettoni, delle guide, una palla infranse una gamba e lo condussero alla nostra piccola ambulanza all'osteria. Noi cacciando i cavalli su per l'erta nell'oliveto con rivoltelle e con spade venimmo alle strette coi cafoni. Intanto, scesi in aiuto alquanti da Carpinone, e accorsi quelli che io collocai nella gola, dopo un accanito contrasto ci riesć fatto di ributtare gl'insorti in piena rotta. Nullo mi ordiṇ di assumere il comando dei sopraggiunti, d'inseguire i cafoni, di regolarmi secondo le circostanze, e di tornare a ragguagliarlo. Egli e il maggiore e le guide voltarono il cavallo verso Pettorano.
Messi insieme un centocinquanta soldati, li guidai contro i fuggenti. L'avanguardia regia respinta dalla nostra carica a cavallo, il successivo ritirarsi dei cafoni e lo affacciarsi del mio corpo persecutore gettarono qualche scompiglio nella colonna nemica, la quale ripiegava sovra Isernia.
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Carpinone Pettorano Pettorano Bettoni Carpinone Pettorano Isernia
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