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      Affé di Dio, si direbbe che non ci fosse anima viva! Poveri diavoli, le fatiche della marcia, le ansie della battaglia li affranse. Solito effetto del primo fuoco. La sensazione del primo fuoco stanca più della marcia. Avevo ragione di obbiettare ai dubbi di Nullo sul loro valore, e Nullo si sentirà arcicontento del torto, considerando che le prime armi dei volontari americani nella guerra dell'indipendenza, e dei francesi nel 1792 si riepilogano in belle e buone fughe. Però se la campagna è seminata di morti a simiglianza della strada, vincemmo peggio di Pirro.
      Con siffatte riflessioni capitai all'osteria. Bruciavo dal desiderio di risapere gli eventi, di consolare le fauci riarse con un bicchier di vino e lo stomaco vuoto con qualche vivanda. - Quivi, pensai, piglierò in un favo il maggiore e Mingon a cena. Entrai, chiamai, picchiai e corsi la casa di dentro e di fuori. Deserto! né ospiti, né oste, né creatura viva. - Bene, dissi, l'oste se ne sarà ito saviamente e gli amici sarannosi ristretti a Pettorano. Ma, perdio, nemmeno un picchetto di guardia! nemmeno una sentinella! Traversai la consolare e cavalcai su per la salita di Pettorano, scacciando dall'animo le cure uggiose che vi faceano capolino. La fantasia mi figurava la statua della vittoria coperta d'un manto funebre.
      A mezzo dell'erta incontrai un pecoraio col suo gregge reduce dai pascoli propinqui; e con accento nemico rispose alle mie interrogazioni che non sapeva nulla, e giratami villanamente la schiena affrettossi alle pecore.


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La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





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