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      Solo il cencioso vetturino era vestito. M'accorsi che il miserando spettacolo svigorì gli animi della mia squadra. Pur nondimeno si andò avanti, io vuotando il sacco delle buone ragioni, e Pietro associandovi alcuna salutifera piattonata sui renitenti. Un'ora di più, e spuntarono sul basso della strada varie case della fatale borgata, distaccate da essa un quarto di miglio; ce le indicarono le striscie di luce uscita dai balconi socchiusi. Io chiamai quattro dei più intrepidi a precedere la colonna in due coppie a cinquanta passi per esplorare la strada e antivenire una sorpresa, con ordine di ripiegarsi sulla nostra fronte in prossimità della borgata. Faticosamente potei deciderli a venti passi, e in qualche minuto, indietreggiando, si rimescolarono con gli altri. E a me che ne li rampognava, una voce ostile mi saettò che invece di mandare avanti altrui, vi andassi io stesso.
      - Andrò, risposi, se uno di voi assume il comando in luogo mio. Promisi d'essere primo nell'entrata di Castelpetroso e sarò primo. Ad ogni modo qui siamo tutti ugualmente primi.
      Io e Pietro all'antiguardo, e i tetri guerrieri ci tenean dietro lentissimi. Oltrepassato in pace il casolare, eccoci al fine a Castelpetroso. Costrutta a tre quarti della montagna ripidissima, Castelpetroso è una borgata lunga oltre mezzo miglio, tortuosa e solcata dalla consolare. In quella notte vi si attendarono effettivamente due migliaia di cafoni, perché punto strategico.
      A un gomito della strada arrestai i seguaci, e li arringai di nuovo quanto più calorosamente mi venne fatto.


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La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





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