Il nemico, munita Capua con diecimila uomini, si ritirò sul Garigliano. Nell'interposta pianura doveva darglisi battaglia insieme coi Piemontesi, Garibaldi incontrarsi col re sul campo, e ivi regalargli la corona delle Due Sicilie. Questa voce vestita di forme poetiche volava di bocca in bocca, e i nostri battaglioni, bramosi di mostrarsi al paragone dell'esercito regolare, chiarivansi mediocremente interessati dell'incontro drammatico dei due personaggi. Si tirava avanti col tardo passo per vie incassate, strette e ingombre di truppe, paghi d'aver posto piede alfine sulla riva contestataci con sì ostinata fierezza, e commentando in vario stile i prenunziati eventi, allorché s'intese che il generale Bixio, caduto da cavallo, ruppesi la testa e una gamba.
- E due! esclamai.
Difatti poco stante, ad un trivio, lo trovai seduto a terra col capo fesso, col naso ferito, col viso insanguinato e colla gamba spezzata prestar mano impassibile agli infermieri, rammaricarsi d'essere impedito dal combattere, raccomandare che la disgrazia rimanesse celata alla moglie.
Garibaldi aveva ordinato che s'arrestasse un prete fuggitivo. Bixio, immemore del grado e trasportato dalla consueta foga, scagliossi a tutta briglia sull'orma del prete, e nel girar la via incassata e selciata, il cavallo, focoso al pari del cavaliero, cadde di fianco, ed ei rimasto in sella percosse la testa contro la muraglia; la botta del cavallo gl'infranse la gamba, e la rovina di lui fu la salute del prete.
In quell'istesso giorno due carabinieri del drappello genovese si uccisero l'un l'altro a caso, e medesimamente due inglesi della legione.
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