Inoltre io tengo che il silenzio sia debito di un autore, quando colui che lo accusa stiracchia il senso di alcune sue frasi, altre pone in oscurità, e in generale non ha esatta conoscenza della causa di cui vuol seder giudice. Forse ciò avviene senza saputa del Critico medesimo, perché altrimenti, anzi che compatire la sua ignoranza, io dovrei muovere rimprovero alla cattiva coscienza di lui. E però, affin che la discussione fosse proficua, sarebbe mestieri stendere un trattato di Filosofia della Storia, di Estetica, ecc, ecc; e raccomandare o maggiore attenzione, o miglior coscienza nella lettura, perché in un libro pensato le frasi si completano fra di loro: distaccarne una dall'insieme per osservarla sola, suona lo stesso che adoperarsi a vedere un corpo senza la luce.
I Trattati poi sono di già scritti, ma non basta l'ingojarli; fa d'uopo l'avere organi robusti per digerirli; il che non può avvenire se non quando l'esercizio continuo e solitario li fortifichi, tenendo modo che non svaghino e non si sciupino altrimenti. Dirò breve, e ponendo da banda la falsa modestia, che tra colui il quale intende di iniziare un movimento letterario e scientifico più alto, più profondo e più nuovo, e tra i pedanti e i gretti seguaci di contingenti idee, deve sorgere per necessità la lotta; di guisa che io lascio correr l'acqua alla china, vo lieto e fiero dell'opposizione, securo che il Vero e il tempo, suo ministro, mi spazzeranno la strada. Nel segreto della mia cameretta, in compagnia solo di alcune adorate immagini, io rivolgo il mio sguardo all'indefinito orizzonte, e delle lunghe vigilie, delle notti insonni, della salute infiacchita mi rinfranco.
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