Ciò non interviene ai grandissimi, i quali scompaiono nell'opera di Arte, ovvero vivono affatto in essa. Per isforzi che facciate voi non saprete mai quale sia l'intimo, il carattere soggettivo dello Shakspeare. Voi avete dinanzi Giulio Cesare, Otello, Riccardo, Amleto, Macbetto, Giulietta e Romeo, Falstaff, ma non vedete mai l'Autore che fa capolino, dietro l'opera di Arte. Al contrario nella Violetta del Mercadante scorgete l'autore degli Orazi. Però è l'Arte che va verso di lui, ma non è lui che si modifica secondo i soggetti artistici, e il Mercadante è grande perché ha trovato una poesia che ha fatto diventar stile vero e bello la sua maniera individuale.
A difesa del Mercadante dobbiamo soggiungere che questo rilievo soverchio della propria individualità è natura degl'Italiani, ed è una conseguenza necessaria delle nostre condizioni. Dante istesso non se ne preservò. L'Alfieri ha composto alcune Liriche in cinque Atti. Tutti i personaggi rivelano l'animo maschio dell'Autore. Tanto colui che ama quanto quegli che odia non hanno che un solo accento, la bestemmia contro il nemico dei propri amori e contro la cagione dell'odio. Ciascuno vuol dominar solo, non sopporta ostacoli, e per necessità dev'entrare in lotta cogli altri, i quali alla lor volta non sono uomini socievoli. Mettete Alfieri contro Alfieri e voi avrete che l'uno si precipiterà furioso sulla spada dell'altro. Due Alfieri sarebbero stati nemici fra loro; e difatti egli bestemmiava quella Rivoluzione francese di cui era figliuolo primogenito.
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