L'ingegno facile, ricco, scorrevole del Donizzetti sfugge ad una precisa determinazione. Starei per dire ch'egli è pervenuto al sommo dell'Arte, ovvero a nascondere l'uomo di sotto all'opera. Lucrezia Borgia e l'Elixir formano un contrapposto spiccatissimo, e rivelano una rara pieghevolezza d'ingegno. Nientedimeno il Donizzetti non ha uno stile determinato. Leggendo lo Shakspeare voi non saprete mai quel che passa nei penetrali del suo cuore, ma, studiandovi su, potrete scorgere il carattere delle sue opere, categorizzarle, assegnando il momento che segnano nella Storia dell'Arte, e distinguerle da quelle del Calderon, p. e., o da quelle di altri che si voglia. Ma il Donizzetti sfugge come l'argento vivo. Voi state lì lì per credere che la sua Musica è drammatica, ed egli sbuca fuori con una Musica leggiera che vi disinganna, anzi in una medesima Opera cangia stile, e qualche volta folleggia nella Musica drammatica. Ora questo vagare di forma in forma non potrebbe essere indizio di un animo incostante e cedevole? Verdi in ultimo sparge su di tutte le sue Musiche una tinta di mestizia. Ecco quel che io affermo per ispiegare la maniera del Mercadante.
Ma perché il Mercadante, questo grande artista, non ha avuto su' suoi contemporanei quel predominio che hanno gli altri autori eccellenti? Alcuni accusano la lunghezza dei pezzi, altri il frastuono delle bande e dell'orchestra, altri la cattiva fortuna. Io non accuserò, ma mi adopererò a spiegare il fatto, ricordando che il Classicismo è moribondo nell'Europa, imperocché gli uomini moderni non intendono le passioni romane o greche, le hanno in fastidio, o al più le fan soggetto di uno studio erudito, ma sulla scena amano a veder dipinte le proprie passioni e quegli avvenimenti che si collegano collo Spirito del secolo.
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