Ah! l'honnéte homme!
Ah! le pauvre homme!
Vi riempie di terrore quel Coro infernale, il quale a me non pare più musica terrena, ma il canto discordante, la gioja frenetica e cupa e il grido lacerante dei foschi fantasmi. I morti, i morti poi, se potessero venire a vita, si leveriano dalle tombe a quel modo che la Musica del Meyerbeer esprime, perché davvero in quei tocchi interrotti che poi diventano suono più chiaro, voi vedete le ombre che a poco a poco vincono la stanchezza del sonno di morte, aprono gli occhi e incominciano a muoversi evidentemente. Questa Musica non è più del mondo, e non poteva crearla altri che un figliuolo delle nebbie e delle foreste di Germania. Un artista d'Italia, usato a sedere mollemente sui verdi e fioriti prati, a contemplare mai sempre un cielo sereno e ceruleo, a viver nella Natura ed a bearsi della Terra, non poteva, no, parlare sì da vicino col regno della morte e ritornare dal suo viaggio il Pittore dell'Inferno. Solo Dante e Michelangiolo l'osarono, ma questi grandi non erano Italiani, erano cittadini del mondo. Astraendo da simili uomini che non han Patria, noi non potremo negare che ad una Musica tenebrosa e fantastica è suolo più acconcio quello che irriga la Sprea che non quello le cui rive bacia il Tirreno. Se l'azione della Poesia avviene in Normandia, i colori con cui la Musica vivifica quella smorta e sbozzata tela sono affatto alemanni. A fine di studiare più precisamente il carattere proprio della Musica del Meyerbeer volgiamo uno sguardo al Popolo, alla Civiltà dell'Alemagna.
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