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      Il Verdi non mi consentirebbe forse che appo noi predomina cotesto rituale, arrecando come esempio in contrario il suo Rigoletto. L'esempio sarebbe a questo modo l'eccezione. Né il Rigoletto forma davvero un'eccezione compiuta, quantunque il Dramma proceda più liberamente dell'ordinario, imperocché appunto nel Rigoletto la convenzione genera una delle situazioni più ridicole dei nostri melodrammi. I due amanti quasi colti alla sprovveduta, quando stanno a folleggiare insieme, invece di separarsi immantinente, pensano a cantare un Addio, il quale per quanto sia bello e breve non può distruggere il penoso sentimento che provano gli spettatori non veggendo ancora fuggire o nascondersi l'uno dei due. Ora il melodramma francese, come lo Scribe lo reca ad atto, è più sciolto dell'italiano, tiene in maggior conto l'azione drammatica, non teme dei recitativi, non fa abuso della cabaletta, la quale pone quando lo comporta il Dramma. Anch'esso segue alcune forme convenzionali, come a dire gli effettacci, lo spettacolo esteriore, il balletto al 3° Atto e simili, ma certamente offre all'artista un campo più vasto e con minori ceppi l'incatena. Né questa differenza di melodramma è accidentale, ma per contrario è determinata dal carattere musicale del Popolo italiano e del tedesco. La Scuola italiana, essenzialmente spontanea e melodica, ha sopra ogni altro volto la mente a condurre il pezzo, come dicono i maestri, dove che l'alemanna, intimamente riflessa ed armonica, ha studiato precipuamente il modo con cui rendere il Dramma tale qual è, co' suoi molti recitativi, senza dar rilievo al canto, al pezzo melodico.


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La ragione della musica moderna
di Niccola Marselli
Editore Detken Napoli
1859 pagine 218

   





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