Arrogi che una grande parte del tempo aveva speso in viaggi, formando la meraviglia dell'Alemagna, della Francia, dell'Olanda, dell'Inghilterra e dell'Italia che lo considerava come suo figliuolo. Fornito di una sensibilità non terrena, egli consumò coll'Arte la sua vita, che presto doveva volgere al termine perché presto era diventata adulta. La flemmasia di petto e i sussulti nervosi gli generarono il presentimento della morte precoce, e questo facevagli moltiplicar la fatica, perché parevagli di non aver fatto abbastanza per la sua gloria. Dì e notte si affrettava a colmare quel vuoto che non mai si riempie. Oh quanto parla al cuor mio questo caso che mi rende sorella l'anima del Mozart! Preoccupato da questi pensieri funesti il Mozart ebbe da un incognito il carico di comporre un Requiem. Parvegli un avviso del cielo, e si pose a scrivere il Requiem considerandolo siccome il suo inno di morte. E moriva davvero.
Questo Artista, che si può considerare come un fenomeno singolare, a parer mio occupa egli solo un momento intero del terzo periodo, e propriamente quello dell'unione primitiva tra l'armonia e la melodia, il canto libero e quello drammatico. Io ho udito le migliori Opere del Mozart a Vienna al K. K. Hof-Theater nächst dem Kärnthnerthore e la mia anima è rimasta rapita a tanta abbondanza di canti facili e melodiosi, a tanta freschezza di colorito e ricchezza di strumentale, e a cosiffatta verità di espressione. Io dimenticai le nubi che avvolgono il campanile della Cattedrale di S. Stefano, il dolore che prova ogni viaggiatore il quale si trova tra genti estranee, da tutti sconosciuto e da nessuno amato, per bearmi di quelle soavi melodie che mi conducevano col pensiero al cielo della mia Patria ed aprivano il cuor mio all'amore ed alla gioia.
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