Il Verdi per isforzi che faccia non può sempre slacciarsi dal canto indipendente, come il Meyerbeer dal difetto di quella melodia, in cui è pur riposta l'essenza della Musica. Saper trovare quel punto medio e concreto in cui la Musica segua la Poesia, sia drammatica e non perda la vita, la spontaneità, il calore, la fluidità melodica, è l'opera del futuro Artista. Le ultime Opere del Verdi, come il Rigoletto e la Traviata, mi farebbero credere ch'egli è ben capace di condurre a termine questa impresa grandissima; ma poiché la riforma della Musica per effettuarsi ha bisogno di quella del Melodramma lirico, e siccome il Verdi pare che non senta la necessità di questa riforma, come ho detto di sopra, anzi nei Vespri siciliani è restato da meno del soggetto e non ha saputo trarre dal Melodramma tutto il partito che si poteva, così debbo creder ch'egli non abbia il presentimento dell'avvenire che avrà la Musica. Né ciò è fuor di ragione, perché gli Artisti, uomini dal sentimento, credono sempre di aver chiusa colle opere loro la porta all'Arte, e quasi mai vogliono riconoscere le creazioni dei loro successori.
Io ho di già fatto notare gli sconci del Melodramma lirico italiano e del francese, ma ho pur soggiunto il secondo essere più acconcio del primo alla Musica drammatica. Rintracciare una forma di Melodramma in cui vengano ovviate le convenzioni obbligate ed esteriori delle due forme predette, in cui l'avvenimento sia tratto dalle passioni vive del tempo o da quelle storiche che ancora ci fanno palpitare, in cui la Musica avvenire trovi il suolo acconcio alle sue creazioni, è l'opera del Poeta.
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